La presenza dei francescani Cappuccini nel villafranchese e dintorni è a tutti nota. Quello che non è, forse, sufficientemente noto, è lo spirito che li ha spinti a collocarsi tra la gente, tanto da meritarsi l’appellativo di Frati del Popolo…
Di Frate Renzo Manfrin
Lo spirito che anima le attività di questi frati non è, si diceva, sufficientemente noto, eppure fin dal primo testo codificato (Cost. 1536) essi ritenevano che «lo evangelizzare la Parola di Dio, a exemplo di Cristo maestro di vita, è de li più degni, utili e divini offici … donde principalmente pende la salute del mundo».
Con un pensiero legislativo così alto, la preparazione necessaria per potersi esporre in pubblico richiedeva «vita sancta ed exemplare, claro e maturo iudicio, forte ed ardente volontà» perché «scienza ed eloquenza» disgiunta da una forte testimonianza di amore cristiano «non edifica, anzi molte volte distrugge» (sic!).
Questa indicazione ha attraversato i secoli e la ritroviamo anche nell’attuale legislazione cappuccina. La fraternità apostolica (gruppo di frati) di san Francesco, «di fronte alle più urgenti necessità … con tutte le forze» viene in aiuto a «quelli che hanno maggior bisogno del messaggio evangelico», avendo per tutti «stima e disponibilità al dialogo» (Cost. 2002, n. 145). Ma, qual è la risposta alle necessità oggi, e come si collocano i frati in rapporto all’attuale popolazione, non più povera e contadina, ma inserita in sistemi di sviluppo
rapidamente in crescita? È certo che il carisma che anima la vita di questi frati, proiettati verso le necessità della
gente, è la povertà evangelica, che per Gesù non è carenza, ma ricchezza. Da quest’ottica, non ci si limita solo a prendere in considerazione la povertà economica della gente, ma anche la povertà d’animo, la povertà di cuore, la mancanza di ideali, la povertà di relazioni sociali e così via. Si guarda, soprattutto, a quelle povertà che non favoriscono la crescita dell’umanità di oggi, perché carente di motivazioni forti, di ideali grandi, di significato che arrivi a motivare la propria esistenza.
Su questo versante è facile capire che la nostra società e, in particolare quella del nostro territorio, non sta attraversando un periodo facile, e sta andando incontro ad un futuro incerto. Ecco un tentativo di risposta, rivolto agli adulti e ai giovani impegnati, che i frati di Villafranca cercano di portare avanti con delle riflessioni che avvengono ogni giovedì.
Quest’anno sociale è iniziato con un singolare confronto con la Parola di Dio, guardando al Libro dell’Apocalisse, per capirne la sua attualità. Perché proprio il libro dell’Apocalisse che è stato spesso definito il più oscuro del Nuovo Testamento? In effetti, l’autore ricorre regolarmente a categorie di pensiero che suonano strane ai nostri occhi, ma tutto cambia se si entra nel linguaggio simbolico che il testo contiene.
E la comprensione del messaggio è maggiore se si capisce che dietro ci sono le difficoltà affrontate dalle prime
comunità cristiane in netta minoranza. In questa difficile situazione, l’esprimersi con un genere letterario a volte apocalittico, altre volte profetico ed infine epistolare che attirasse l’attenzione, era l’unica maniera per trasmettere dei contenuti forti con metodi efficaci. È caratteristico dello stile francescano-cappuccino, ad esempio, parlare con un linguaggio che venga dal cuore e che vada diritto al cuore, evitando gli allarmismi tipici
dei molti “profeti di sventura” che s’incontrano oggi. Per cui, ogni buon linguaggio evangelico non deve limitarsi alla teoria, ma arrivare alla pratica passando attraverso il cuore della gente.
È evidente che non si può prevedere un futuro migliore se non si passa per il cuore della gente. A questo punto è d’obbligo una considerazione. I frati, per loro natura amano la gente e stanno vicino ai loro problemi. D’altra parte la gente avverte un legame affettivo con questi religiosi e tiene a loro. Tutto questo non fa altro che rispecchiare quel rapporto che avveniva tra Gesù e la gente che lo seguiva, tra gli Apostoli e le prime comunità cristiane, tra san Francesco e tutto il movimento francescano che da lui è nato. Molte di queste esperienze sono arrivate fino a noi…
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