Ho sempre tentato in questa rubrica di dare spazio a personaggi (veronesi e non) che, secondo il mio “sindacabile” giudizio, rappresentino delle “tipicità” ed eccellenze venete. Nazarena Vesentini non è da meno: veronese, manager di successo in Piemonte, imprenditrice, modellista, mamma… e chi più ne ha, più ne metta! E così, dopo aver intervistato, in passato, dei cantautori (https://www.ilgiornaledeiveronesi.it/michele-bonomini-poeta-tra-i-petali-falciati/), dei professori (https://www.ilgiornaledeiveronesi.it/valentino-giacomin-il-progetto-alice-e-il-paese-delle-meraviglie/), degli sportivi (https://www.ilgiornaledeiveronesi.it/luca-mori-la-boxe-la-scuola-e-le-giornate-dello-sport/, https://www.ilgiornaledeiveronesi.it/quattro-passi-con-pietro-caucchioli/), un meteo-appassionato (https://www.ilgiornaledeiveronesi.it/non-ci-sono-piu-le-mezze-stagioni-la-parola-a-meteo-caprino/), e dei coraggiosi ragazzi ammalati di SMA (https://www.ilgiornaledeiveronesi.it/mostrare-i-muscoli-va-in-goal-grazie-a-sara-mattia-e-roberto-baggio/), tocca a una stilista! Un bel paradosso per chi, come me, non sa abbinare nemmeno un paio di scarpe con una cintura! Però, d’altra parte… c’è sempre una prima volta!
Matteo Peretti: Buongiorno Nazarena, ma che ci fa una veronese alla “Torino Fashion Week 2019”?
Nazarena Vesentini: In effetti, sono nata a Verona, ma ormai da più di quindici anni vivo a Torino. Sono arrivata qui per lavoro. Dopo l’Università sono stata assunta in FIAT, e, anche se per un paio d’anni sono stata a Bolzano, nel 2008 sono tornata e mi sono stabilita qui, dove ho iniziato la mia avventura.
M: Scusa l’ignoranza, ma in cosa consiste questa settimana torinese?
N: Torino ha una tradizione di lunga data in fatto di moda. Non lo sa quasi nessuno perché oggi sono Milano e Roma le uniche città ritenute interessanti da questo punto di vista. La vocazione di Torino nel creare moda nasce soprattutto nel dopoguerra con alcune grandi aziende come il Gruppo Finanziario Tessile, solo per citarne uno, ma anche con piccole sartorie, che esistono ancora oggi. La “Torino Fashion Week” vuole riprendere questa vocazione e dare spazio sia agli stilisti emergenti del territorio (oltre a qualche ospite straniero), sia ai diplomati delle scuole di Design di Torino, creando una settimana di eventi (sfilate) alla quale può partecipare anche il pubblico non solo degli addetti ai lavori.
M: E tu cosa centri con tutto questo?
N: La mia passione per il mondo dei tessuti, la mia esperienza acquisita in tanti anni presso altre aziende, e il mio diploma professionale di modellista, mi hanno spinto nel 2014 a provarci e a mettermi in proprio. Per molti anni avevo lavorato come dipendente di diverse aziende; avendo fatto Ingegneria, finivo sempre a occuparmi del settore metalmeccanico, ma ho sempre desiderato fare altro. A Bolzano, finalmente, sono riuscita a fare la responsabile della ricerca e sviluppo dei tessuti per un noto brand di abbigliamento sportivo. Poi, tornata a Torino, mi sono occupata di attrezzature e abbigliamento. Nel frattempo ero diventata mamma e la mia vita, fatta di viaggi in Cina o Tunisia per visitare le fabbriche, e di orari stressanti, era diventata insostenibile!
M: Imprenditrice, giramondo, mamma… A questo punto, forse è opportuno che ci parli un po’ di te.
N: Ho quaranta anni, sono del Sagittario, sono una sportiva, almeno ci provo… sono sposata con un mio ex-collega di Fiat e ho un bimbo di sette anni.
M: Ma questa passione per la moda? Da dove nasce?
N: Nasce negli anni dell’Università. Studiavo ingegneria e, francamente, non mi piaceva tanto. A un certo punto ho capito che dovevo impegnare la testa e le mani in un qualcosa di creativo. Ho sempre avuto una discreta manualità e mi piaceva creare. Mia nonna, poi, era sarta e sono sempre stata molto curiosa a riguardo, così ho cominciato a fare dei corsi (a Padova dove studiavo), e per quattro anni li ho frequentati con un enorme entusiasmo, fino poi a ottenere il diploma di modellista.
M: Quindi sto parlando con una stilista!
N: Non mi considero una stilista, non saprei nemmeno disegnare un figurino. Io lavoro partendo dai tessuti, quando ne vedo uno che mi ispira, comincio a creare. Poi, non sono un creativo! Adoro la parte tecnica di questo mestiere, i modelli, gli sviluppi delle taglie! Infatti, lavoro come consulente anche per altri brand, proprio come tecnico.
M: A chi ti ispiri tra i grandi nomi e le grandi case? Chi sono le tue muse?
N: Tra i grandi del passato a una sola, una maestra: MADELEINE VIONNET, contemporanea di Chanel, ma, non essendo stata affascinante come Coco, non era diventata altrettanto famosa. Per me era un vero genio, il modo in cui costruiva i modelli era sublime. Tra noi addetti ai lavori è davvero una fonte continua di illuminazione. Tra gli stilisti di oggi, Yohji Yamamoto è, in assoluto, lo stilista che mi ispira maggiormente. Adoro il Giappone e lo stile giapponese.
M: E’ parente di Banana?
N: No, quella è Yoshimoto, questo è Yamamoto. Un’altra grande è VIVIENNE WESTWOOD, un po’ pazza e punk, ma, guardandola dal punto di vista “tecnico”, ha creato dei modelli davvero spettacolari, la sua modellistica è originale.
M: Questa sarà la sorella del mitico Clint Eastwood!
N: Non credo proprio.
M: Se lo fosse, però, avrebbe uno stile molto apprezzato nel vecchio West!
N: Certo, come no. Tra gli italiani, devo dire che non ho grandi nomi da citare. Due grandi maestri di stile vanno, però, menzionati: Gianfranco Ferrè e il RE Giorgio Armani. Lui non sbaglia un colpo.
M: Questi li conosco pure io! E progetti per il futuro?
N: Sicuramente di far crescere questa mia attività che è ancora giovane, nemmeno cinque anni. Ogni imprenditore, grande o piccolo, ha sempre e solo questo progetto in mente: che vada sempre meglio e che si possa sempre crescere.
M: Ma di moda, per un brand non famoso, si vive?
N: Qualcosa in tasca rimane. Vivo così da cinque anni e non sono ancora morta di fame! Pago regolarmente tasse, fornitori e spese varie. Non vivo, però, solo del mio atelier. Lavoro anche sviluppando le collezioni di altri (sono consulente come modellista e tecnico di confezione). Insegno anche all’Istituto Europeo di Design piemontese! Vorrei, però, sgombrare il campo da qualche luogo comune. La gente crede che quello dello stilista sia un mestiere frivolo. In realtà è un lavoro difficilissimo. Si fa ancora tutto, o quasi, a mano; il tessile non è una scienza esatta e con i tessuti è sempre un terno al lotto. Difettosità, cambi di colore, caduta del tessuto… In pratica è complicato! Poi, anche se hai fatto un prodotto perfetto, c’è l’aspetto estetico. Non è detto che al pubblico piaccia, che a tutti stiano bene molti modelli. In pratica, per quanta esperienza uno possa avere, non si è mai imparato abbastanza per evitare errori o ingenuità.
M: E Verona? Ti manca?
N: Ultimamente sì, un po’. Torno sempre meno e devo dire che mi dispiace a volte aver perso gli amici e i luoghi dell’infanzia. Quando ti stabilisci in un’altra città, ti sembra di non avere un passato. Torino è una città affascinante, si ama o si odia, ma Verona è un’altra cosa.
M: A proposito di Verona, sembra che a settembre sarà organizzato pure qui un evento simile alla settimana torinese. Aspettiamo fiduciosi i risultati! Ho visto, poi, che dei quotidiani locali e il Corriere della Sera (nelle pagine di moda) hanno già dedicato spazio ai tuoi modelli. Non montarti la testa, però!
N: Ci proverò!
M: Siamo ai saluti! Ti rubo un ultimo secondo! Approfitto di te! Per un matrimonio in luglio, su un completo grigio chiaro, cosa posso mettere?
N: Completo grigio chiaro a luglio è perfetto. Personalmente non amo le camicie colorate, quella bianca per me è sempre la più elegante. Ovviamente cravatta, per l’uomo è, forse, l’unico accessorio con il quale può darsi un tocco personale.
M: Grazie! E per i calzini? Bianchi possono andare?
di Matteo Peretti