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“Non amiamo a parole ma con i fatti”
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“Non amiamo a parole ma con i fatti”

Novembre 17th, 2017 ilgiornaledeiveronesi Caritas Verona 0 comments

I Centri d’Ascolto da distributori di risposte ad attivatori di processi

 In occasione della Prima Giornata Mondiale dei Poveri, istituita per domenica 19 novembre in seguito all’Anno della Misericordia da Papa Francesco, Caritas Diocesana Veronese, presenta il suo annuale Rapporto Caritas che quest’anno è caratterizzato dall’intento di fotografare la Rete dei 56 Centri di ascolto, quali antenne disseminate sul territori, osservatori locali rispetto alle povertà e risorse di quel territorio e, allo stesso tempo, quali attivatori di reti di prossimità.

“Il rapporto sulla povertà che la Caritas Diocesana Veronese presenta, ha già il titolo obbligato “Non amiamo a parole, ma con i fatti” – commenta mons. Giuliano Ceschi, direttore di Caritas Diocesana Veronese – Papa Francesco, nel Messaggio con il quale istituisce il 19 novembre 2017 la Prima Giornata Mondiale dei Poveri, scrive: “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità (1 GV 3,18)”. Queste parole dell’apostolo Giovanni esprimono un imperativo da cui nessun cristiano può prescindere. Il mondo di oggi troppo spesso chiude gli occhi e il cuore di fronte allo scenario della povertà che offre i suoi mille volti, anche qui a Verona, in casa nostra, nelle variegate situazioni di vita che incrociamo nelle nostre comunità civili e religiose. Si tratta di persone e famiglie che affrontano condizioni di povertà economica, abitativa e di salute. Papa Francesco denuncia spesso le contraddizioni tra le parole vuote e i fatti concreti. La vera carità e non la semplice elemosina, senza “se”, senza “però” e senza “forse” non ammette alibi e l’amore per i poveri non può rimanere senza risposta. Questo compito d’ascolto e di intercettazione del “grido dei poveri” è affidato all’opera preziosa dei nostri operatori dei Centri di Ascolto disseminati nel territorio della nostra Diocesi, che non possono semplicemente riconoscersi in un ruolo di pura delega. La testimonianza della carità è missione di tutta la comunità cristiana e dovrà caratterizzare nei prossimi anni il volto delle Unità Pastorali”.

I Centri di Ascolto, coordinati da Caritas Diocesana Veronese li possiamo immaginare a tre “marce”:

  • vi è un gruppo che opera dentro lo spazio parrocchiale e, a fronte delle numerose richieste emergenziali, si concentra ancora sulla risposta immediata non indagando le cause che la generano;
  • un secondo gruppo che prende in carico con un progetto più articolato la persona/famiglia aiutata, ma utilizza ancora solo le proprie energie/risorse;
  • contemporaneamente si sta già delineando un terzo gruppo che sta cambiando il volto dei centri di ascolto. Si tratta di centri che escono dagli spazi parrocchiali per incontrare le persone nei luoghi prossimi alla quotidianità (la casa, il condominio, il mercato, lo studio del medico, la casa di riposo…) attivando reti di comunità.

Caritas Diocesana Veronese in questi anni, ha voluto rimettere al centro l’ascolto del territorio: dove l’ascolto diventa integrale, ovvero incontra la persona nelle sue diverse dimensioni (anche di povertà) e la prospettiva territoriale ha come fulcro il contesto in cui vivono persone, famiglie, gruppi e organizzazioni.

Si è anche reso necessario rafforzare la capillarità sui territori della Diocesi veronese, con l’intento di stimolare un cambiamento di stile nell’abitare i luoghi per arrivare ad una diffusa solidarietà di parrocchia, quartiere, condominio verso gli esclusi, intesi come “coloro che faticano ad accedere alla vita sociale o per i quali si crea uno svantaggio generalizzato come somma di più condizioni legate alla qualità relazionale e ai bisogni sociali.

Una pubblicazione, quella veronese, che viene presentata in contemporanea nazionale con il Rapporto Povertà di Caritas Italiana e che vuole evidenziare l’enorme mole di lavoro e l’evoluzione negli ultimi 10 anni dei Centri di Ascolto, dall’attivazione di reti di prossimità alla capacità di diventare reali antenne disseminate sul territorio in grado di osservare per animare un’intera comunità. Esempio esplicativo l’esperienza dei Centri di Ascolto di Sommacampagna/Custoza e Caselle ai quali è stato dedicato un focus che sarà presentato il 29 novembre alle ore 20.30 in Sala degli Affreschi – municipio di Sommacampagna.

Il Rapporto Caritas 2017 si compone di tre parti:

  1. Una ricerca sulle “Reti di Comunità” curata dalle Caritas del Triveneto
  2. Una fotografia delle persone incontrate dai 21 Centri di Ascolto Caritas
  3. Il 1° Rapporto di due Centri d’Ascolto territoriali: Sommacampagna/Custoza e Caselle/Vass.

“Il Rapporto 2017 della Caritas Diocesana Veronese intende perseguire l’obiettivo di condividere con la comunità, con i volontari delle associazioni e organizzazioni non profit, con chi a vario titolo si occupa di persone e famiglie in difficoltà – enti locali e servizi sociali, decisori politici, azienda sanitaria, studiosi – una serie di dati e riflessioni che sono il frutto del lavoro passato, presente e futuro della Rete dei Centri di Ascolto – interviene Barbara Simoncelli coordinatrice del Rapporto e referente dell’Area Progetti e coordinamenti territoriali di Caritas – Essendo giunto alla terza edizione, è possibile fare alcune prime valutazioni generali sul cammino percorso finora. Innanzitutto si consolida e si amplia la rete dei Centri di Ascolto presenti nel territorio della Diocesi di Verona: dai 15 operativi nel 2006 ai 56 del 2017. Concretamente, questo significa una presenza più diffusa e una maggiore capacità di risposta alle situazioni di sofferenza e disagio. Ma, rispetto al 2014, aumentano anche i Centri di Ascolto che si sono dotati del programma OsCar (Osservatorio Caritas) per l’informatizzazione dei dati raccolti. Senza questo prezioso lavoro (aggiuntivo!) dei volontari, il presente Rapporto, così come i due precedenti, non si sarebbe potuto realizzare. Lavoro doppiamente prezioso perché consente non solo di informare e condividere con la società e la Chiesa locale cosa la Caritas concretamente fa sul territorio per la comunità, ma anche necessario per organizzare e gestire al meglio le attività e le risorse locali”.

I CENTRI DI ASCOLTO – Le persone incontrate

Nel corso del 2016, le persone incontrate nel campione selezionato dei  21 CdA veronesi sono 2.668 – spiega Michele Bertani, sociologo dell’Università di Verona. In base ai singoli casi, le persone possono presentarsi una sola volta nel corso dell’anno oppure, quando si attiva un percorso di accompagnamento anche per più volte. In media, nel 2016 ogni persona registrata si è presentata

circa 3 volte nello stesso CdA. Sono rappresentati in questa analisi sia CdA parrocchiali di piccole e medie dimensioni, localizzati quasi esclusivamente nel territorio provinciale, sia le realtà più strutturate come il CdA diocesano, presente nel territorio comunale. Le realtà dei singoli CdA sono molto eterogenee in termini di numerosità dell’utenza, dalle 11 persone registrate dal CdA parrocchiale di Santa Maria Immacolata alle 1.223 del CdA Diocesano, e in termini di genere, dove per alcuni CdA l’utenza è prevalentemente femminile, come Castel D’Azzano, San Giovanni Lupatoto, Santa Maria Immacolata di Verona. Relativamente al campione dei 21 CdA, a Verona città si registra il maggior numero di persone, oltre 1.500 (circa il 60% del totale), di cui circa 1.200 registrate dal CdA Diocesano. Essendo il CdA Diocesano una struttura molto articolata che offre servizi attualmente non disponibili altrove, come l’accesso all’ambulatorio Beato Carlo Steeb, questo elemento rappresenta un fattore di attrazione sia nel territorio comunale sia per quello provinciale. Numeri consistenti, rispetto ai dati provinciali, anche per il CdA Tempio Votivo, che nel 2016 ha registrato circa 350 persone. Il CdA Tempio Votivo è localizzato nel piazzale della stazione ferroviaria di Porta Nuova, nodo strategico per i trasporti ferroviari e via terra, e intercetta prevalentemente persone straniere, che si aggregano nelle zone limitrofe. Le persone incontrate sono nel 29,0% dei casi cittadini italiani e nel 71,0% dei casi cittadini stranieri. È interessante notare come il dato sia significativamente diverso se si distingue tra provincia e città. Nei CdA della provincia le persone incontrate sono per quasi il 40% italiani, mentre a Verona città sono poco più del 20%. Tutti i dati del rapporto Caritas di Verona sono in linea con i dati nazionali ISTAT e con quelli rilevati da Caritas Italiana.

I BISOGNI RILEVATI

Il colloquio e l’ascolto sono due fasi fondamentali e irrinunciabili perché consentono di far crescere la relazione generativa tra i volontari dei CdA e le persone e le famiglie che si trovano, per vari motivi, in un momento di difficoltà. La condivisone e la compartecipazione consentono al gruppo Caritas di definire insieme alla persona ascoltata un adeguato percorso di accompagnamento. L’obiettivo è quello di rilevare i bisogni reali e definire una serie di azioni per ridurre o eliminare le cause che hanno generato la situazione di difficoltà. Le problematiche che vengono segnalate dai Centri della Caritas Diocesana Veronese e rilevate nel 2015 e 2016  sono principalmente di natura economica, a seguire quelle lavorative, di salute e abitative. Un trend in aumento per quelle economiche e lavorative. Mentre l’unica differenza marcata tra stranieri e italiani riguarda le problematiche familiari, decisamente più consistente per questi ultimi. Il conflitto familiare potrebbe incidere molto sulla condizione di povertà, dato che genera famiglie monoreddito e la presenza di figli aggrava ulteriormente la condizione di rischio povertà. Tale condizione non genera solo una povertà di mezzi economici, ma anche di relazioni, di salute, di abitazione, di risorse educative e lavorative.

GLI INTERVENTI

Alla fase di ascolto segue l’individuazione delle risposte o azioni idonee a risolvere o a ridurre le cause di disagio. L’ambito principale in cui si sono incanalate le risposte dei Centri Caritas veronesi sono l’erogazione di beni e servizi (viveri, spese per rimpatrio, prodotti per igiene personale, ecc.), in aumento nel 2016 rispetto al 2015 sia per i beneficiari italiani che stranieri. Altra forma di intervento importante è l’orientamento (ascolto con rinvio a servizio specifico, segretariato sociale, ecc.) che risulta più marcato per gli italiani (19,5%) che per gli stranieri (15,4%). Seguono poi i sussidi e finanziamenti (prestito solidarietà,

microcredito, sussidi per esigenze scolastiche, sussidi per esigenze assistenziali/sanitarie, ecc.) con valori intorno al 12% sia per italiani sia per gli stranieri. In conclusione, anche nel 2016 risulta esserci una situazione di sostanziale sovrapposizione tra le prime tre macro-tipologie di richieste – beni materiali, ascolto, sussidi economici – e le risposte/interventi realizzati dai Centri Caritas. Verona e il suo territorio manifestano per quella parte della popolazione che trova ascolto e sostegno nella rete dei Centri della Caritas, difficoltà e vulnerabilità non molto dissimili da quelle che la Caritas Italiana ha registrato nel corso del 2016 nelle altre aree del Paese.

RETI DI COMUNITA’

I direttori delle Caritas Diocesane del Nordest hanno dato mandato all’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse (OPR), composto dai referenti diocesani e da un coordinamento regionale, di svolgere nell’anno pastorale 2016-2017 una ricerca sulle reti di comunità all’interno delle quali operano le Caritas dei nostri territori – aggiunge Paolo Molinari (IRES Friuli Venezia Giulia). La fase operativa della ricerca si è conclusa nell’estate 2017 ed è tuttora in corso la fase di elaborazione dei risultati. Obiettivo principale dell’indagine è quello di analizzare le reti sociali di comunità con particolare attenzione a quelle caritative di natura ecclesiale, in territori dove sono attivi un Centro di Ascolto Caritas (di seguito CdA). L’intento è di evidenziare quali aspetti, criticità, punti di forza emergono all’interno del funzionamento delle reti che si sono create nella comunità e nei territori per fronteggiare la povertà, l’esclusione sociale e in generale le situazioni di disagio, evidenziando principalmente i percorsi interni alla rete ecclesiale, senza trascurare quelli esterni con i servizi sociali dei Comuni o con altre organizzazioni locali.  Nel Rapporto sono stati presi in considerazione le reti del territorio del Vicariato di Legnano (con l’esperienza dell’Emporio della Solidarietà) e del Vicariato Foraneo Verona Est (con l’esperienza di dei Tavoli permanenti, allo scopo di favorire condizioni comuni di collaborazione).

CONCLUSIONI

La Caritas veronese, oggi, sta stimolando un cambiamento di pratiche per superare la logica dell’erogazione di risposte/beni e andare verso l’attivazione di processi. – conclude Carlo Croce, vicedirettore della Caritas – Il percorso è ormai tracciato con un forte investimento rispetto ad alcuni progetti (quali il sistema degli Empori della Solidarietà) e ad alcuni strumenti operativi quali: accompagnamento, formazione, Osservatori locali, tavoli di coordinamento, occasioni culturali (Officina Culturale). In conclusione possiamo affermare che in questi anni si è aperto un cantiere. A provocarlo sono stati sicuramente i recenti fenomeni di impoverimento sociale non ancora sufficientemente intercettati da Caritas e per i quali è necessario attivare nuove energie attraverso una più consapevole partecipazione delle comunità parrocchiali/unità pastorali e in un’ottica di nuove alleanze con altre organizzazioni.

 

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