Cari amici care amiche, questa volta vi racconto la storia di Giovanni Gabriele Mortari, “el farmacista de via Pace” che ci riporta nella “Villafranca de ‘na ‘olta”.
Anche se non è Villafranchese di nascita, Gabriele lo è stato senz’altro di fatto e di diritto, sia per quanto ha dato alla nostra gente col suo lavoro, sia per quanto ha fatto nell’ associazionismo. Infatti è stato per molti anni presidente della locale sezione dei fanti e poi presidente onorario a vita. Gabriele, il nome col quale lo abbiamo conosciuto, classe 1921, nasce a Reggiolo dove trascorre la sua infanzia e la prima giovinezza.
E’ il terzo di sei fratelli, ed è figlio d’arte perché suo padre, anche lui di nome Giovanni, è farmacista. Nel 1940 la sua famiglia si trasferisce a Desenzano dove il padre ha aperto una nuova farmacia, e dove egli completa le scuole superiori. Nel 1943 ha appena conseguito il diploma di maturità classica e si è da poco iscritto alla facoltà di farmacia dell’università di Modena, quando viene chiamato alle armi ed avviato alla Scuola Allievi Ufficiali di Roma. Lì inizia a conoscere Villafranca perché gliela racconta un suo compagno di corso, il nostro compianto concittadino Angelo Negrini ( el maestro Fumo), al quale sin da allora lo ha sempre legato una sincera, profonda ed indissolubile amicizia.
Dopo l’8 settembre torna fortunosamente a Desenzano (da Modena a piedi!) dove poco dopo viene nuovamente reincorporato ed assegnato ad un reparto a Brescia. Riesce comunque, nel tempo libero dal servizio, a frequentare l’università. Mentre si trova a Modena, ad assistere ad una lezione, accade una cosa miracolosa. Il professore sta tenendo la lezione (non fa in tempo a suonare l’allarme) e incominciano a piovere bombe. Nella fuga generale, tra boati, fumo e grida, Gabriele viene colpito alle ginocchia da alcune schegge. Ha la presenza di spirito e la fortuna di gettarsi in un cratere creato dalle bombe. Alla fine dei bombardamenti si ritrova ad essere l’unico superstite di coloro che stavano partecipando alla lezione.
Terminata la guerra, e ristabilitosi dalla ferite, Gabriele riprende con regolarità gli studi e nel 1946 si laurea medico farmacista. Il giorno successivo è già al lavoro in una farmacia di Manerbio. L’anno dopo si sposa con Grazzietta Arioli e il loro matrimonio è allietato dalla nascita di Anna, Federico e Paolo.
Verso la fine del 1950 Gabriele viene a sapere, da un suo collega di Verona, tale dott. Capri, che a Villafranca c’è una farmacia in vendita. Il paese già lo conosce, ne ha tanto sentito parlare dal suo amico Angelo, e così dopo un unico breve sopralluogo, ne prende in affitto i locali, ne acquista la licenza e nei primi giorni del 1951 inizia la sua attività. Occorre ricordare che già dal 1913 una legge legava il numero delle farmacie al numero degli abitanti. Precedentemente il loro numero era libero e pertanto le cinque antiche farmacie esistenti furono ridotte a tre. Nel 1951 le tre erano: quella di Gabriele che era sì in via Pace, ma era dall’altra parte della strada (proprio di fronte all’attuale sistemazione); quella del dott. Martinelli (ora farmacia Comunale che è ancora nello stesso posto di corso Vittorio Emanuele) e quella del dott. Bressan, dal 1958 di proprietà dott. Magalini, che pure era nell’attuale sede.
A quei tempi il lavoro del farmacista era molto diverso da oggi perché si doveva preparare personalmente quasi tutte le medicine o i prodotti galenici (il termine deriva da Galeno il medico greco, nato a Pergamo nel 130 d.c, e morto a Roma nel 200 e i cui principi sono stati per oltre mille anni la base della medicina): bustine con polveri per far abbassare la febbre, cachets (cialde) per lenire il mal di testa, sciroppi per la tosse, ricostituenti a base di olio di fegato di merluzzo, purganti, saponi allo zolfo, lozioni per capelli e persino lieviti “par far el fugasin”.
Anche la vendita in farmacia era diversa: prima del 1980 (anno in cui è stato istituito il Servizio Sanitario Nazionale) vigeva il sistema delle mutue che “passava” ben poche medicine per cui il loro costo gravava quasi esclusivamente sulle singole persone a meno che le stesse non fossero iscritte nell’annuale elenco dei poveri. In tal caso, al loro pagamento, provvedeva il comune. E poiché era molto diffuso il sistema del “el me le segna ”, anche in farmacia si andava con un apposito libretto come quello della spesa. Si sarebbe provveduto poi a pagare a fine mese oppure quando”se tira i schei dei cavaleri o del formento“. Ed era specialmente il farmacista che correva il rischio maggiore di non essere pagato, dato che se il cliente poi moriva… Addio debito.
Giovanni, dallo scorso settembre ci guarda da lassù.
Alle sue esequie è stata significativa la partecipazione da parte dei rappresentanti e dei labari di tutte le sezioni della provincia dell’Associazione Nazionale dei Fanti.
Ciao Gabriele, mi sembrerà strano quando alle prossime celebrazioni patriottiche non ti vedrò più con la tua “bustina“ in testa e il fazzoletto rosso e blu al collo.
Ma 93 anni sono stati un bel traguardo che in molti sottoscriveremmo volentieri.
Ora sei per sempre della Villafranca “de ‘na ‘olta, quando el farmacista, el dotor, el sindaco e el prete i era le massime autorità.
Rico Bresaola.
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